Il medico radiologo fa la tac d’urgenza al suo gatto caduto dal sesto piano e scoppia lo scandalo.
Come affrontare una notizia come questa?
Mentre io non ho provato alcuna ripugnanza, ho solo riscontrato la singolarità di quanto accaduto, c’è chi, invece, ha deciso di farne un caso nazionale e indagare il medico.
Anche qui, non ho reagito più di tanto, mi sono solo detta vabbè è un atto dovuto. Passano i giorni, quattro ormai e la notizia continua a tenere banco tra innocentisti e colpevolisti. La verità è che siamo un popolo contraddittorio, da un lato facciamo le leggi a tutela degli animali dall’altro perseguiamo chi li protegge e cura.
La questione, dicono coloro che accusano il medico, sta tutta nelle liste d’attesa interminabili per gli umani. È vero, ma solo in parte, fare una tac non è tanto facile, tranne se c’è l’urgenza che in Italia equivale passare dal pronto soccorso.
Non intendo dedicare, almeno in questo articolo, lo spazio per parlare delle molteplici criticità della sanità nel nostro Paese, perché andrei fuori tema.
Qui c’è soltanto da stabilire la necessità di indagare il medico per aver salvato la vita del suo gatto, uno dei sei che possiede.
Ogni valutazione, in questi casi, risulterà soggettiva o non oggettiva.
Secondo la mia soggettività posso dire che ha fatto bene.
In quella frazione di secondi chi è abituato a salvare la vita lo fa senza se e senza ma. Dovrà evidentemente pagare per il servizio usato (Tac) poiché lo Stato in cui opera il sanitario non prevede per legge la gratuità per gli animali e qui si aprirebbe doverosamente un altro confronto tra bene e male.
Direttrice Mtv Social
Patrizia Paganelli